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In ogni
caso, ciascuna forma “definitiva” consisteva in un
sarcofago in gesso, formato da due gusci (l’uno
corrispondente al retro della scultura ed uno al fronte)
con un coperchio corrispondente normalmente alla base
dell’oggetto da ottenere.
All’interno
c’era un numero variabile di “tasselli” rimuovibili,
i quali, durante la lavorazione dei multipli, avrebbero
permesso di “sformare” gradualmente l’oggetto senza
guastarne le parti che ancora presentassero dei lievi
“sottosquadra”.
Nonostante
l’attenzione che veniva posta nell’individuare
soluzioni che limitassero il numero dei tasselli, nei casi
più difficili questi potevano essere anche una decina.

Per la realizzazione di queste forme
si procedeva ad armare ciascun pezzo in cui era stato
sezionato il modello in gesso, ad insaponarlo
abbondantemente con sapone di Marsiglia, a segmentarlo con
lamierini secondo le linee di “squadra” al fine di
ottenere una corretta serie di “tasselli” ,
a colare il gesso liquido in fasi successive (attendendo
di volta in volta il consolidamento di ciascun tassello e
dei gusci esterni), a rifinire il tutto creando i perni di
fissaggio dei tasselli, numerandoli ecc.
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