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La
difficoltà nella preparazione delle forme era acuita dal
fatto che il gesso, una volta lavorato con acqua, genera
calore ed aumenta di dimensione per circa il 2-3 per mille
e di questo occorreva tenere conto nel progredire della
realizzazione dei vari tasselli, che necessariamente
avveniva in momenti successivi.
Infine,
nella base della forma veniva praticato un foro, che
sarebbe stato utilizzato per colarvi il caolino liquido
durante la lavorazione del multiplo, ed un ampio incavo la
cui utilità vedremo più sotto.
Il
tempo da dedicare alla costruzione di una forma poteva
variare da alcuni giorni per i casi più semplici ad
alcune settimane per i modelli più complessi, suddivisi
in più forme; fra l’altro, solo per ottenere una presa
completa da un buon gesso per stampi, occorreva attendere
circa 30 minuti per ciascun componente (e questi talvolta
erano più di dieci).
Poiché
ciascuna forma si sarebbe logorata dopo aver prodotto
alcune decine di esemplari, era necessario, in funzione
del successo commerciale che incontrava il prodotto,
provvedere successivamente a realizzarne altre; ovviamente
la preparazione delle versioni successive procedeva più
speditamente, in quanto si poteva operare per copiatura
della forma iniziale.
Le
forme così ottenute venivano conservate su scaffali
robusti,
in attesa di essere di volta in volta prelevate ed
utilizzate per lanciare in produzione i multipli relativi.
Il locale era necessariamente ampio poiché i modelli
erano centinaia.
Anche
la qualità del gesso impiegato per la costruzione delle
forme aveva la sua importanza in quanto da essa
dipendevano la durata della forma stessa, la fedeltà
della riproduzione grazie alla conservazione dei
particolari e dei rilievi, la facilità con la quale
poteva essere staccato il pezzo nel momento della
sformatura (vedi sotto).
La
formatura dell’oggetto
La
preparazione della barbottina
Il
caolino, che all’acquisto si presentava come
un’argilla umida ma consistente di colore grigio chiaro,
veniva posto in una vasca dove, diluito opportunamente con
acqua ed alcuni additivi chimici (nella misura del 2-4 per
mille), veniva rimescolato meccanicamente sino a
trasformarsi in un impasto fluido.
L’aggiunta
di questi additivi conferiva a questa fase della
lavorazione una certa atmosfera di criticità in quanto il
loro corretto dosaggio era fondamentale non solo per
ottenere un liquido sufficientemente fluido ma anche per
limitare il consumo della forma in gesso e, come vedremo
successivamente, per ridurre i rischi di inconvenienti
tecnici durante la cottura in forno; pur trattandosi di
semplici carbonati e silicati di sodio, l’artista li
sapeva dosare di volta in volta, quasi istintivamente.
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