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Il
colaggio
Il
colaggio è il processo che permette di ottenere la
formatura dei pezzi impiegando il caolino, ridotto allo
stato di liquido filante.
Anche
questa fase di lavorazione, spesso misconosciuta,
presentava attività che presupponevano competenze non
banali.
Sulla
base del programma di lavorazione (coerente con gli ordini
pervenuti dai clienti), veniva giornalmente impostato il
lavoro del colaggio.
Una
volta pronto, l’impasto liquido, detto “barbottina”,
veniva versato nelle forme che, nel frattempo, erano state
poste rovesciate su appositi banchi di lavoro e ben
serrate con corde ed elastici affinché non si aprissero
sotto la spinta della colatura.
Il
rovesciamento delle forme faceva sì che la loro base
diventasse in realtà un coperchio, con il foro di
colaggio posto in alto.
Le
pareti in gesso della forma, venute a contatto con la
barbottina, assorbivano rapidamente parte dell’acqua da
essa contenuta
e il livello del liquido doveva essere rimboccato una o
due volte durante la mezz’ora circa che occorreva per
ottenere il giusto spessore.
L’ispessimento
della barbottina nella forma in gesso era in funzione
delle dimensioni, del tempo, della plasticità
dell’impasto, della densità della barbottina, della
qualità del gesso della forma e dallo stato di usura
della forma stessa.
Lungo
le pareti interne della forma si era così venuto a creare
uno spessore di barbottina solidificata, che poteva essere
controllata nella sua consistenza e nel suo spessore
grazie all’incavo predisposto dal “formatore”
intorno al foro di colaggio: gli oggetti più piccoli
erano pronti quando raggiungevano uno spessore di pochi
millimetri, quelli più massicci dovevano attendere di
raggiungere oltre i cinque millimetri di spessore.
Una
volta raggiunto lo spessore desiderato, la forma veniva
raddrizzata, rovesciandone la base contenente il foro, per
far fuoriuscire la parte di impasto non solidificatosi.
Mediante
la “scolatura” era quindi possibile ottenere oggetti
vuoti all’interno, con il vantaggio sia di risparmiare
caolino, sia di limitare il peso dell’oggetto, sia di
limitare i rischi di rottura che i pezzi pieni
presenterebbero durante la cottura ad elevate temperature.
La
sformatura e la ricomposizione dell’oggetto
Dopo
alcune ore dallo svuotamento del caolino residuo, la forma
poteva essere aperta
ed il pezzo rimosso, appoggiandolo delicatamente su di un
“plateau” in gesso.
Se
questa operazione avveniva troppo presto, il pezzo, ancora
troppo morbido, poteva afflosciarsi su se stesso o di
fianco, rimanendo irreparabilmente danneggiato; se
avveniva troppo tardi, il ritiro dell’impasto era
ostacolato dalle
asperità interne (pieghe,
smussi, rilievi ecc.) con conseguenti danni al manufatto.
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